Energie rinnovabili, ultimi dati sulla crescita

Secondo quanto afferma un’indagine compiuta dal Wwf, il settore delle energie rinnovabili sarebbe cresciuto di un ritmo superiore al 30 per cento durante il 2009 e il successivo 2010. Un trend di sviluppo imponente, che nonostante la crisi economico finanziaria planetaria, dovrebbe poi aver progressivamente rallentato solo parzialmente nel corso del 2011 (+ 11%) e in questa prima parte del 2012, confermando le ipotesi di chi ritiene che il comparto eco-energetico sia uno di quei settori su cui val la pena puntare sforzi e risorse monetarie nel breve e nel lungo termine.

È sempre il Wwf, inoltre, a “certificare” che il tasso di crescita del settore si è da tempo mantenuto costante sopra i valori di crescita media della produzione interna lorda, anche nelle economie più aggressive. In Cina, ad esempio, il settore è cresciuto da quota 17,5 miliardi di dollari del 2008 ai 71,3 miliardi di dollari del 2011, con un aumento del 77 per cento. Tra il 2010 e il 2011 il settore ha invece consolidato una crescita del 17 per cento nel mercato statunitense, raggiungendo quota 46,3 miliardi di dollari.

Ad aggiungere informazioni statistiche a quelle elaborate dal Wwf è un recente studio condotto dal Grant Thornton International Business Report, che ha effettuato un sondaggio su un campione di 3 mila imprese appartenenti a tutti i principali settori dell’economia, affermando come il 68% delle imprese che fanno ampio uso di energie pulite prevede un incremento dei ricavi nel corso dei prossimi 12 mesi, contro una percentuale che negli altri settori è pari al 52 per cento. Il 62% delle imprese operanti nelle tecnologie pulite prevede inoltre un incremento degli utili, contro il 38 per cento degli altri settori.

Ancora, gli imprenditori che investono in tecnologie energetiche pulite sembrano essere desiderosi di investire nella crescita a lungo termine delle proprie imprese, con il 52 per cento di queste che vuole aumentare la spesa per la ricerca e lo sviluppo nei prossimi 12 mesi, e il 51 per cento che invece prevede di investire maggiormente in infrastrutture.